In questi ultimi due anni si è fatto un gran parlare di scuole, di regole, di quarantena e mascherine, ma davvero molto poco è emerso di quel che si vive a scuola, di quanto i ragazzi hanno patito la situazione Covid in generale e ancor più di come vivono le loro ore dentro l’aula scolastica. Si sentono apprezzati, ascoltati o hanno la percezione di essere un numero e di dover solo e sempre performare per poter essere considerati all’altezza? Chi si cela dietro ad ogni ragazzo? I docenti sanno ancora ascoltare anche le eventuali critiche o come è successo ad una ragazza di un liceo, se si prova ad essere onesti e a dire cosa non funziona nella scuola di oggi, sebbene il tema richiedesse proprio questo, si rischia di sentirsi dire che il lavoro è INDEGNO?
Che peccato avrebbe detto il prof Omero Romeo, non essersi fermati ad ascoltare la voce di questa ragazza! Chi è Omero Romeo? Un professore che dopo essere divenuto cieco nel libro di Alessandro D’Avenia, torna ad insegnare e decide di farlo in modo diverso da quello tradizionale, il suo scopo primario é proprio quello di voler conoscere davvero i ragazzi di quinta liceo che ha di fronte per guidarli verso la maturità. Una maturità non intesa tanto nel raggiungimento del ‘pezzo di carta’ ma nella consapevolezza del sé. Nel corso delle sue lezioni sprona i suoi ragazzi, non ascoltati da nessun altro docente, a divenire quel che davvero vorrebbero essere. Romeo non potendo vedere i volti dei suoi ragazzi chiede loro di descriversi nel corso dell’appello, da qui il titolo del libro, un po’ di più tutti i giorni, sono i ragazzi stessi che si presentano e parlano di ciò che li contraddistingue, tornando ad avere, poco a poco, fiducia in una figura di riferimento e nell’istituzione scolastica.
Enrico Galiano, un professore, classe 1977, che ho avuto la fortuna di conoscere casualmente sui social, mi ha ricordato da vicino il Prof Omero Romeo, nel suo modo di parlare di scuola si percepisce il suo voler ascoltare davvero i ragazzi, il suo voler cercare con loro una ‘lingua comune’. Un qualcosa che va oltre il voler trasferire nozioni, ma il voler apprendere dagli stessi ragazzi qualcosa del loro mondo. Ed è per la stessa ragione che in uno dei suoi post su facebook ha difeso la ragazza che a detta della sua professoressa aveva fatto un tema ‘indegno’, ringraziandola per le sue parole di monito. Ho cercato di contattare il Prof Enrico e lo ringrazio moltissimo di aver accettato il mio invito ad un confronto perché ho scoperto che la scuola che vorrei e che immagino per la crescita dei miei figli è ancora possibile se al suo interno si ha la fortuna di trovare insegnanti così. A voi l’intervista che mi ha rilasciato e che credo vi farà riflettere.
La scuola di oggi: parla il Professor Enrico Galiano
Erica Venditti: Enrico Galiano, lei è un professore nonché scrittore, ha infatti pubblicato differenti libri, l’ultimo in uscita il 21 aprile è titolato: ‘La società segreta dei Salvaparole’. In linea di massima se abbiamo ben inteso, leggendo i suoi post sulla sua pagina Facebook, la storia affronta la seguente questione: “Cosa succederebbe se all’improvviso cominciassero a sparire le parole? Se un ragazzino si svegliasse in un mondo in cui qualcuno, piano piano, le sta cancellando tutte?”. Da dove nasce quest’idea, quale messaggio vuole trasmettere ai suoi lettori e a chi è rivolto?
Enrico Galiano: “Il libro l’idea nasce come dire da una sensibilità che sento di provare in questo momento come una generale disattenzione alle parole, un continuo far perdere loro di significati, facendole divenire superficiali, quasi come se fossero diventate monete che non riescono più ad avere lo stesso valore di un tempo e allora il libro gioca con questo concetto. Un bambino insieme ad un’anziana professoressa cercano di riportare il valore alle parole, di farle ricordare alle persone. Proprio per questo diventano, come suggerisce il titolo del libro, dei ‘salvaparole’. Il Messaggio è rivolto soprattutto ai ragazzi dell’età fine primarie e scuole medie, ma anche ai loro genitori“.
Erica Venditti: Tra i suoi interessanti post che quotidianamente pubblica sul suo profilo, ve ne è uno che mi ha particolarmente colpito, in cui riprende parte dello svolgimento di un tema di una ragazza di liceo che ‘senza peli sulla lingua’ mette in risalto le peculiarità negative che stanno caratterizzando la scuola di oggi che a poco o nulla serve, a detta sua, nella formazione culturale degli uomini di un domani. In quanto spiega la ragazza si pensa più ai voti ed ai contenuti delle discipline, mentre si vanno ad ignorare in toto le emozioni e i processi di crescita dei ragazzi, cercando di renderli degli automi anziché dei pensatori critici. La ragazza pur avendo semplicemente svolto il tema richiesto dal titolo ‘ Come il sistema scolastico incide sulla formazione culturale e personale di un individuo” con pensiero critico, si è vista assegnare al lavoro nemmeno un voto, ma un commento ‘INDEGNO’. Lei su Facebook ha lodato lo scritto della ragazza, facendo presente che di ragazzi indegni così ce ne vorrebbero sempre più nei nostri istituti al fine di crescere uomini e donne con una propria capacità critica. A suo avviso come mai il testo ha ricevuto un giudizio così negativo da un suo collega? Il tema non dovrebbe essere ‘a libero svolgimento’ ed al più essere corretto per forma, sintassi e grammatica?
Enrico Galiano: “Credo la professoressa l’abbia giudicato indegno perché si è sentita punta nel vivo perché essendo lei la sua insegnante ha compreso che la critica era rivolta anche a se stessa, e quindi credo la sua sia stata una reazione di pancia definirlo indegno. Invece il mio pensiero è che il testo per quanto avesse dei difetti di struttura e sintassi avesse una grande forza , una grande potenza e soprattutto desse voce ad un malessere molto sentito tra gli studenti, quindi più che soffermarsi su quell’indegno andava ascoltato. I ragazzi andrebbero messi nella condizione di dirci cosa non va, cosa vorrebbero, come cambierebbero questo posto così importante dove trascorrono praticamente tutta la loro vita e noi dovremmo essere abbastanza umili da accogliere questo grido di dolore e cercare insieme a loro di trovare una soluzione“.
Erica Venditti: Ho trovato anche molto originale il suo video del 5 gennaio in cui inscena una ‘Chiamata al Ministero alla ricerca di qualche delucidazione sulla situazione Covid nella scuola’ ,in cui appare particolarmente critico nonostante la sua ironia. Ci spiega a suo avviso come si sarebbe potuta gestire in modo differente la situazione Covid per garantire una maggiore presenza dei ragazzi nelle scuole? Crede che questa situazione di ‘chiusura’ e di Dad abbia inciso e se si quanto nella vita dei ragazzi e nel loro livello di istruzione?
Enrico Galiano: “Quel video che ho girato per fare un po’ di satira sulla situazione si riferiva al fatto che ci si ricorda della scuola sempre all’ultimo momento, quindi il mio non era rivolto tanto a come gestire l’emergenza nelle scuole, ma come gestire l’emergenza fuori dalle scuole. Cioè metterle al primo posto, come priorità, invece le soluzioni le varie, come dire, iniziative prese per preservare la scuola arrivavano sempre all’ultimo momento, dopo che si era pensato a tante altre cose, quindi la mia era una critica a questo. Al fatto che questo è anche un riflesso di come viene vista la scuola in generale, come un problema secondario. Come qualcosa a cui pensare alla fine perché tanto ci sono cose più importanti, invece no, ritengo che sia uno dei punti chiave per riportare in piedi questo Paese.
Scuola di oggi: 3 punti di forza e tre di debolezza
Dal momento che lei è un docente e vive in prima persona i limiti ed i punti di forza della scuola italiana, avrebbe voglia di elencarci tre punti di forza e tre di debolezza della stessa e soprattutto dirci su cosa la scuola potrebbe puntare per migliorare?
“Tra i punti di forza, al primo posto l’attenzione alla diversità, alla disabilità, al diverso modo di apprendere, è una cosa che in molte altre scuole del mondo non c’è, dove si tende più a separare, a classificare gli studenti, a dividerli, invece, la nostra scuola si cerca di farli convivere, e soprattutto fare apportare un significativo beneficio a tutti. Un altro punto di forza è quanto si cerca di preparare bene gli studenti, scuole che funzionano bene producono studenti che tutto il mondo ci invidia e questo è una cosa positiva. Un terzo punto a favore e anche, credo, l’aspetto creativo. Come reazione, nasce da un aspetto negativo in realtà, vi è una grande povertà di mezzi e non sono io a dirlo, ma i numeri, siamo uno dei paesi che investiamo meno nella scuola. Eppure nonostante questa povertà di mezzi riusciamo a tirare fuori delle vere e proprie opere d’arte educative, didattiche, questo credo che sia una delle cose più strampalate ma straordinarie della nostra scuola . Invece i punti di debolezza sono al primo posto il fatto che si investe pochissimo e questo ti toglie mezzi, questo ti toglie forze, e questo gli studenti lo percepiscono , lo sentono e si sentono l’ultima ruota del carro e hanno ragione purtroppo. Altri punti di debolezza sono purtroppo una classe insegnante demotivata e che è un po’ in là con l’età, l’età media dei nostri insegnanti è abbastanza avanti e questo non gioca a suo favore. Non che necessariamente un insegnante più anziano sia peggiore di uno giovane, però è anche un lavoro, un mestiere questo, dove la motivazione, lo stimolo, la freschezza possono darti tanto. E infine un ultimo punto di debolezza è proprio l’estetica, le nostre scuole sono palesemente brutte e in certi casi molto pericolose da abitare e questo non gioca a favore. Dove c’è bellezza è più facile imparare, purtroppo le nostre scuole molto raramente sono esteticamente belle , ben tenute e soprattutto sicure“.
Grazie ancora al Professor Enrico Galiano per averci dedicato del tempo e per averci ricordato che i ragazzi “Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti”.
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