Sabato 18 novembre si è disputata al Campo Sportivo Cereda a Cesano Boscone la partita che ha visto protagonisti gli esordienti di Idrostar e del San Giuliano City. Quel che mi preme far emergere in questo articolo non è la performance dei ragazzi né tanto meno il risultato conseguito, anche perché a bordo campo al mio fianco vi era l’inviata di Sprint e Sport Michela Dornetti che ha, dalla sua, fatto una puntuale telecronaca della partita. Dal canto mio, da grande osservatrice quale sono, ho notato una grande passione da parte di entrambe le squadre e la voglia di dare il massimo, grande grinta anche da parte degli allenatori che spronavano, ognuno secondo le proprie metodologie, i ragazzi. Mi ha colpito la voglia di fare ‘gruppo’, il desiderio di condivisione in campo e in panchina, l’amicizia ed il fairplay tra i ragazzi, anche tra squadre avversarie, insomma ho visto quello SPORT che vorremmo vedere sempre, un calcio ‘sano’.
Mens sana in corpore sano: L’intervista a Marco Pozza, Assessore dello Sport a Cesano Boscone
Perché lo sport, come si evince da differenti studi, è un farmaco naturale, è la chiave del benessere fisico di grandi e piccini, ed andrebbe promosso già da giovanissimi nelle scuole e ad ogni età per aiutare i ragazzi a crescere in modo salutare, avendo cura dell’alimentazione e del proprio corpo, inoltre, studi alla mano, lo sport incide anche sul benessere psicologico, come ci ricorda l’espressione latina ‘mens sana in corpore sano’.
Dell’importanza dello sport visto a 360° ho avuto il piacere di parlarne proprio il 18 novembre a bordo campo con l’Assessore allo Sport di Cesano Boscone, Marco Pozza, con il quale mi sono confrontata su molteplici tematiche tutte interconnesse tra di loro se si pensa ad una visione completa dello Sport non visto solo come attività fisica. Marco Pozza ha evidenziato, nella lunga chiacchierata che abbiamo fatto, quanto sia fondamentale il ruolo dello sport come momento aggregativo, e come momento di inclusione. “Lo sport deve essere in primis questo: gioco, divertimento, sorrisi, capacità di aiutare il compagno più in difficoltà sia emotivamente che fisicamente, per questo sarebbe importante lavorare anche con i genitori al fine di ‘educarli’ alla vera cultura dello sport, e permettere ai ragazzi di vivere senza ansie da prestazione ogni attività che si accingono a fare’ . Poi chiaro, aggiunge, che in ogni attività: calcio, sport, basket, nuoto, specie se il livello sale, il ragazzo è chiamato anche a mettere in campo le proprie abilità per conseguire un risultato e magari vincere, ma anche l’agonismo e la competizione possono essere stimoli ‘sani’, ”basta far passare il messaggio che una gara si può anche perdere e che il valore del ragazzo e della squadra non muta per questo.
Quel che fatico ad accettare, invece, è la maleducazione, talvolta degli stessi genitori, che dovrebbero essere d’esempio nel corso di una partita/gara o la pressione che gli stessi mettono ai ragazzi, come se si stesse per vincere la coppa del mondo, lo sport deve rimanere, specie per i più piccoli, gioco, poi certo che la costanza, l’allenamento, la predisposizione, il talento naturale, e soprattutto la passione possono fare anche raggiungere grandi risultati, ma questo è solo un risvolto della medaglia. Moltissimi ragazzi in Italia sono sovrappeso e tantissimi giovani post Covid soffrono di disturbi alimentari o di isolamento, lo sport, qualsiasi disciplina, potrebbe essere uno strumento potentissimo per aiutare i giovani a stare con gli altri, ad uscire dal loro ‘guscio’ virtuale e tornare a prendere parte alla vita reale. Il risultato, in termini di goal, partite vinte, medaglie è stimolante certo, ma non essenziale, lo sport può ridare la vita e potrebbe aiutare a risolvere molti dei problemi che oggi affliggono gli adolescenti. Sta a noi istituzioni, alla scuola, alle società promuovere la cultura dello sport. Su questo mi batterò sempre!”
Abbiamo poi chiesto all’Assessore Pozza se incontri con psicologi e nutrizionisti in campo potrebbero essere valutati come momenti di condivisione e confronto proprio per portare ad una alfabetizzazione maggiore i genitori ed i ragazzi su questi aspetti. Così come abbiamo chiesto se a suo avviso lo Sport, ed il calcio in particolare, potrebbero essere pensati come di supporto anche per i ragazzi con problematiche cognitive e/o fisiche una sorta di pet therapy ma con la palla, per intenderci. Su entrambi gli aspetti Pozza è parso assolutamente favorevole a valutare eventuali progetti in tal senso, crede altresì che fare una squadra di calcio per ragazzi con maggiore difficoltà, sebbene di non facilissima realizzazione, potrebbe, specie per i ragazzi affetti magari da disturbi dello spettro autistico, aiutarli in un percorso di integrazione ed inclusione, l’importanza della squadra come ‘gruppo’ di cui si parlava all’inizio, potrebbe aver ancor un significato più importante in quest’ottica.
L’Intervista al Presidente di Idrostar: Ettore Leporatti
Alla piacevole chiacchierata ha preso parte anche Ettore Leporatti, Presidente di Idrostar, Società sportiva che ha 18 squadre di calcio che si allenano nel campo Cereda. Abbiamo chiesto al Presidente di identificare con un aggettivo il percorso fatto dalle singole categorie in questo lungo anno e se può definirsi soddisfatto.
“Mi viene in mente una sola parola per identificare il percorso che la società, gli allenatori, i ragazzi, tutte le squadre hanno fatto fino ad oggi per arrivare ai risultati straordinari che abbiamo conseguito quest’anno, ed è: ‘ incredibile’ , anche se continueremo, come è giusto che sia, a lavorare per migliorare ulteriormente. Si potrebbe certamente implementare, ci fossero i fondi per farlo, il supporto emotivo per i ragazzi, affinché non venga mai meno l’aiuto nella gestione delle emozioni, della rabbia in primis. Concordo anch’io sull’importanza di momenti di condivisione e confronto con genitori e ragazzi proprio per portare ad una maggiore alfabetizzazione su questi aspetti, perché spesso, come diceva Pozza, è proprio la maleducazione da ‘spalti’ a creare problemi di emulazione da parte dei ragazzi. Se lo sport venisse vissuto come momento di incontro e aggregazione tra le famiglie, sarebbe più semplice per un ragazzo poter sbagliare ed avere la giornata ‘No’ in campo, senza per questo perdere autostima. Per fortuna sebbene non abbiamo ancora lo psicologo in campo, abbiamo allenatori che sono anche educatori e che dalla loro cercano sempre di fare il meglio per il ragazzo e di supportarlo nel suo percorso di crescita non solo fisico ma anche emozionale. Per questo mi sento di ringraziare tutti gli allenatori che lavorano nella mia Società, credo che la loro empatia nei confronti dei ragazzi sia una delle chiavi del successo di Idrostar, così come la grande passione, che viene ancor prima del talento, che i ragazzi ci mettono in campo nel corso degli allenamenti e delle partite. I ragazzi ‘ci credono’, credono nella società e giocano anche per vincere. Ed è bello vederli ‘lottare’ insieme, uniti, per perseguire questo obiettivo. Infatti quest’anno ogni singola categoria ha raggiunto risultati eccezionali, sono davvero soddisfatto dei ragazzi e di tutto il team.. Un successo che non va identificato solo nei risultati, che comunque ci sono stati, ma anche e soprattutto nel percorso di crescita che vi è stato. Siamo cresciuti insieme e questa è la cosa più importante. Sono anche contento che sempre più ragazze si affaccino al mondo del calcio“.
L’intervista al Mister ed al preparatore atletico
Vista la lode che è stata fatta agli allenatori, abbiamo poi dato parola al Mister, primo allenatore, di Idrostar, Alessandro Adornato, che si è detto orgoglioso dei propri ragazzi. Ognuno di loro ha delle peculiarità che possono dare valore aggiunto alla squadra, poi inutile giraci intorno, ci dice, serve: ” Passione, determinazione e fatica. Se uno vuole raggiungere dei risultati deve allenarsi e faticare per migliorarsi sempre più, anche la critica, che spesso emerge in corso di partita o allenamento, va letta come stimolo, una spinta a crescere. Non è mia intenzione, mai, sminuire nessun ragazzo, il mio modo giocoso di spronarli, con battute, è ben visto da loro con i quali ho davvero un ottimo rapporto. Sono contento perché in due anni abbiamo già raggiunto grandi traguardi non solo in campo, ma come gruppo, i ragazzi tra di loro si sostengono. E la società, con cui mi trovo molto bene, si è messa in prima linea per aiutare famiglie maggiormente bisognose, affinché non si rischiasse di escludere qualcuno per problemi meramente economici, la squadra quando vede potenzialità mette al centro il benessere del ragazzo. Lo scopo è sempre promuovere l’integrazione, anche quando mi sono trovato dinanzi a ragazzi con qualche piccolo ritardo cognitivo sono stati trattati allo stesso modo degli altri compagni e questo ha portato ad un miglioramento tangibile, a dimostrazione che lo sport e il sapere fare ‘squadra’ possono fare davvero la differenza.
In conclusione di questa bella giornata abbiamo sentito Davide Formica, che ha iniziato a dare supporto alla società come preparatore atletico, avendo conseguito il tesserino. Davide è anche papà di Samuel che era in campo a disputare la sua partita tra gli esordienti quest’oggi. Per lui dunque, ci dice: “ è una doppia soddisfazione, poter essere di supporto ad una società nota e conosciuta a Cesano Boscone, quale è appunto Idrostar, e poter essere utile nella preparazione anche del mio ragazzo e dell’intera squadra, ho sempre amato il calcio fin da piccolo, sono contento che mio figlio abbia questa passione e ancora più oggi di poter scendere in campo per aiutarlo nella realizzazione dei suoi sogni. So benissimo che diventare calciatore e fare questo di lavoro è un’impresa ardua, pressoché impossibile, ed è per questo che sprono lui ed i suoi compagni a pensare anche ed in primo luogo allo studio, per ottenere un titolo e la possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sono contento di vedere tanti ragazzi che fanno parte della squadra dare il massimo per migliorarsi. Lo sport deve essere questo passione, condivisione, visione comune e voglia di crederci sempre, e mai deve mancare l’aiuto nei confronti dei ragazzi più deboli’ e in difficoltà, il campo da calcio deve essere di preparazione alla vita fuori, occorre determinazione, grinta, consapevolezza dei propri limiti ed empatia nei confronti degli altri. Non sempre tutti sono disposti a parlare e ad aprirsi, sta a noi comprendere come poter tornare utili, noi educatori, intendo insegnanti, istruttori, allenatori, genitori, abbiamo anche e soprattutto questo delicato compito, saper ascoltare i nostri ragazzi senza giudizio alcuno”.
Ringrazio per il tempo dedicatomi e per le interessanti riflessioni emerse l’ Assessore allo Sport Marco Pozza, Il Presidente della società Idrostar Ettore Leporatti , il primo allenatore Alessandro Adornato, e Formica Davide, preparatore atletico.
Confidiamo che il progetto di portare in ‘campo’ un team allargato di professionisti tra cui nutrizionista, psicologo e coach, possa avere seguito, anche la parte emotiva va ‘curata’ esattamente come il fisico, così come mi auguro che il calcio possa divenire uno sport sempre più inclusivo anche per quei ragazzi che soffrono di alcune patologie. Fare squadra, fare gruppo, credo possa essere un bel modo per aiutare questi ragazzi ad integrarsi con i loro pari. Lo sport può davvero essere un farmaco efficace oltre che essere un ‘occasione di aggregazione anche per le famiglie che spesso accompagnano i propri figli alle partite. Confidiamo sempre più che lo sport abbia questa valenza in ogni settore, che funga dà collante tra ragazzi e famiglie.
Redatto da Erica Venditti