Ho letto con due giorni di ritardo, peccato, questo splendido post su Facebook pubblicato dall’ex Sindaco di Torino Chiara Appendino, ma condividendone ogni singola frase , ho deciso di riportarlo ugualmente anche se la festa della mamma ormai é passata. Ritengo comunque che le osservazioni qui sollevate vadano benissimo in qualsiasi giornata, non si può davvero sentire, a mio avviso, un imprenditore e per giunta donna, nel 2022 dire’ Io da imprenditore spesso ho puntati sugli uomini. Io oggi le donne le ho messe ma sono ‘anta’, perché se dovevano sposarsi o fare figli hanno già dato ‘ .

Stiamo parlando delle parole dell’imprenditrice Elisabetta Franchi stilista dell’omonimo brand di moda, che cosa a mio avviso ancor più grave, ha preso parte al convegno ‘Donne e moda: il barometro 2022′. Vi riporto per intero il discorso, chapeau, dell’Appendino sperando che gli imprenditori, siano essi uomini o donne, puntino a guardare la resa ed il merito e non se una e sopra e sotto ‘gli anta’ e potenzialmente ancora pro famiglia e in età ‘fertile’. Che amarezza!

Essere donne- mamme- lavoratrici: per Franchi rischioso, meglio scegliere uomini o donne ‘anta’

Così l’ex sindaco di Torino: “Quest’anno gli auguri per la Festa della Mamma voglio rivolgerli a tutte quelle donne che, prima o dopo gli “-anta” si sono sentite sminuite, umiliate, in colpa, per il solo fatto di essersi prese la responsabilità di mettere al mondo una vita. Cosa che magari le ha distratte dal poter “lavorare h24”, specie se non avevano “uomini a casa che le aiutavano”. Le virgolette non sono a caso. Il riferimento sono le recenti dichiarazioni di Elisabetta Franchi, nota imprenditrice del settore moda, che avrebbe detto che, dal momento che non può permettersi di perdere una manager per due anni, preferisce lavorare con donne che abbiano superato i quarant’anni perché hanno già fatto le esperienze di vita che le distoglierebbero dal lavoro (che poi, dove sta scritto non l’ho mica capito).

Vede signora Franchi. Io non ho nulla da eccepire sul fatto che un imprenditore, legittimamente, voglia vedere la sua azienda funzionare sempre al meglio. Ma se un’azienda è organizzata in modo tale da non funzionare più se si assenta una figura chiave, il problema non è della figura che si assenta – uomo o donna che sia – bensì dell’azienda stessa. In secondo luogo, mi perdoni ma quel “lavorare h24” non si può sentire. Il periodo di maternità in Italia dura molto meno di due anni (a scanso di equivoci, troppo poco). Una donna che ama il suo lavoro e l’azienda in cui lavora, sarà la prima – potendo farlo – a voler tornare a dare il suo contributo il prima possibile. Certo, per apprezzarlo bisognerebbe uscire da una mentalità ottocentesca del lavoro come quantità e iniziare a parlare di qualità. “Lavorare bene” è decisamente meglio che “lavorare h24”. E può farlo chiunque. Ultimo punto.

Vi prego, basta con la filastrocca degli “uomini che aiutano le donne”. Se mio marito mi avesse mai detto che mi avrebbe aiutata in casa avrei divorziato da un pezzo. C’è una famiglia da portare avanti e la portiamo avanti insieme. Se torna tardi lui cucino io, se torno tardi io cucina lui. Indovini un po’ chi, per 5 anni e mezzo, è tornata tardi e, di conseguenza, chi cucinava? Auguri a tutte le mamme, dunque. Auguri a tutte coloro che in queste gabbie ideologiche si rifiutano di entrare. E auguri anche a tutte coloro che ancora non hanno capito come aprirle“.

Da donna, mamma, lavoratrice esattamente come te, solo una parola ‘grazie’ per questo post mi hai letto nel pensiero .

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.