Ieri mattina l’associazione i Nodi D’Amore unitamente alla Fondazione Gaia von Freymann, Carmine Consalvi e Francesco Di Gennaro della Superabile Project, i Corpi sanitari internazionali, la Croce rossa Garibaldina, le Forze Internazionali volontarie di soccorso e di pace presieduti dal Generale Onorario Alessandro Della Posta, il formidabile cuoco Paolo Celli (detto cuoco Garibaldi), il favoloso Dottor Paolo Sossai, l’istruttore tecnico e paraolimpico Dario Sbrana, il primario dell’hospice pediatrico Bambino Gesù Michele Salata, il fantastico Emiljano Paloka, l’insuperabile Claudio Germano di Rds e tutti gli harleysti partecipanti alla giornata dei sorrisi, hanno fatto visita all’Hospice pediatrico per le cure palliative del Bambin Gesù a Roma, portando gioia e gli auguri del nuovo anno in un modo alternativo e singolare.

Tutte queste persone insieme hanno voluto rendere unica, speciale, e soprattutto indimenticabile questa giornata allo scopo di augurare un buon inizio d’anno a quanti per tutto il 2022 hanno dovuto lottare per restare in vita e ai loro straordinari famigliari caregiver. Purtroppo i piccoli ospiti di questa struttura sono portatori di malattie degenerative e all’ultimo stadio, ma riuscire a regalare loro un sorriso e un po’ di spensieratezza è stato l’obiettivo primario di questa iniziativa. Iniziativa che per le finalità ricorda quella che ogni hanno si svolge in Piemonte, precisamente a Torino, all’Ospedale infantile Regina Margherita dove tanti ‘Babbi Natali’ a cavallo delle loro moto e a piedi si ritrovano per portare gioia ai bimbi malati spesso affetti da tumori.

Grazie a Dario Sbrana è stato possibile far arrivare nel cortile della struttura, 50 Harley Davidson presiedute da Simone Lucchesi- Roma Chapter e  Paul Nichilismo Farrel-Forum Roma Chapter che, nonostante la perdita prematura di un loro confratello Angelo Onofri detto Angelone avvenuta qualche ora prima, hanno onorato la promessa fatta venendo a donare un momento di spensieratezza ai bambini con il loro roboanti motori riempiendo di gioia e meraviglia i loro occhioni dolci e sofferenti, che per qualche ora hanno potuto pensare ad altro.

Si è trattato di un momento particolarmente toccante per tutti coloro che vi hanno preso parte, gli organizzatori possono dirsi fieri del risultato raggiunto: donare un sorriso a quanti quotidianamente lottano contro un nemico invisibile e un momento di spensieratezza ai caregiver, angeli terreni che si dedicano notte e giorno ai loro cari sperando di alleviare grazie al loro immenso amore la sofferenza fisica ed interiore.

 Ai bambini sono state regalate le “maglie del coraggio” donate dalla fondazione Marco Simoncelli. Un dono che ha contributivo a rallegrare la mattinata ai piccoli pazienti, e che simbolicamente ha lo scopo di stare al fianco dei bambini dando loro il coraggio di lottare.

L’evento ha visto il coinvolgimento e la partecipazione di un atleta speciale e campione paralimpico, nonchè cavaliere della repubblica italiana, Stefano Gori, come simbolo di lotta alla disabilità, di tenacia e coraggio, a cui è andato il plauso di tutti i presenti.

Occuparsi dei più fragili è ciò che si prefiggono le Associazioni menzionate, sin dalla loro costituzione, perché in prima persona, per esperienze diverse, conoscono i temi della disabilità e della sofferenza e proprio per questo si impegnano in queste ed altre iniziative che fanno bene al cuore e all’anima donando un pensiero positivo per tutti.

Quel che ora auspicano tutti, Giovanni Gravili in primis, e per cui faranno pressing al Governo è che il ruolo di caregiver venga valorizzato anche in termini monetari. Dedicarsi ad un parente disabile o in fin di vita non concede tempo per altro, occorre una dedizione totale, spesso i famigliari non hanno modo di dedicarsi al lavoro e qualcuno in famiglia è costretto a rinunciarvi per dedicarsi alle cure.  La figura del caregiver che si basa su un atto d’amore immenso nei confronti del malato andrebbe valorizzato in termini monetari e dunque poi contributivi. Si tratta di figure fondamentali nel percorso del paziente che lavorano h24 e si dedicano completamente al loro parente. Non è più pensabile che dopo anni di dedizione totale, le persone spesso si trovino senza avere di cui sostenersi e siano prive di pensione futura. Chi decide di non demandare all’esterno questo compito, per giunta emotivamente molto intenso, è giusto che venga supportato economicamente,  si tratta, per la fatica fisica oltreché mentale, a tutti gli effetti di un lavoro e come tale va retribuito. Speriamo il Governo comprenda l’importanza della figura del caregiver e lo valorizzi come è giusto che sia.

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.