L’ultima sfida lanciata su TikTok si chiama Boiler Summer Cup consiste in un gioco, se così si può chiamare, in cui dei ragazzi in discoteca fingono di corteggiare le ragazze in sovrappeso per poi filmarle e pubblicare il video sulla piattaforma. Vince ottenendo più punti chi sta con la ragazza ‘più in carne’, in quanto i punti si ottengono proprio in base al peso presunte delle povere malcapitate, che non sanno di essere filmate e si fidano del corteggiatore. Proprio la loro forma fisica non convenzionale, a detta dei ragazzi ed ai modelli che spesso passano in TV, ha portato a dare il nome ‘boiler’ alla sfida.
La Challenge è diventata nota tra i giovanissimi in pochi giorni e sono già molti i video diventati virali in cui non viene nemmeno oscurato il volto della ragazza. Questa nuova moda sta attirando anche moltissime critiche, si sente parlare di sessismo, body shaming, misogenia.
Ma quel che si vorrebbe capire è cosa spinge i ragazzi a pensare di poter ‘giocare’ su un aspetto fisico e sui sentimenti delle loro coetanee e soprattutto quale l’obiettivo di postare una simile sfida, ‘sentirsi i migliori’? Qui il dubbio e la mia preoccupazione da madre di due figli ancora piccoli, 11 e 5 anni, è che stia venendo meno il buon gusto, l’empatia con gli altri e che i rapporti, quelli veri, non abbiano più alcun valore giacché tutto passa attraverso i social ed è più importante fare scorta di like piuttosto che preoccuparsi del male che si può fare ai propri coetanei, l’importante è sfidarsi, superare il limite, schernire ed umiliare gli altri, spesso quelli con qualche ‘difetto’, per il solo gusto di sentirsi ‘migliori’.
Ma in fondo, vi è da chiedersi, quelli che si ‘abbassano’ a tali sfide per compiacere gli altri non è che in realtà abbiano bisogno di sentirsi apprezzati dal gruppo perché in fondo non si stimano e nella ‘massa’ cercano quel riconoscimento che da soli non sarebbero in grado di ottenere?
Lo chiediamo a Mirella Sferlazza, Younite Youth Coach, che guida gli adolescenti a sviluppare la propria autostima e talenti nascosti, che ringraziamo per averci concesso questa intervista.
Boiler Summer Cup: la sfida che sta spopolando su Tik Tok, l’intervista a Mirella Sferlazza
Mirella il 6 aprile scorso a Torino si è tenuto un bell’ incontro a cui ho avuto l’onore di partecipare dal titolo ‘Nella mente dell’adolescente’ a cui ha preso parte Nan Coosemans, ideatrice e fondatrice di Younite. Sentendo parlare di Boiler Summer Cup viene veramente da chiedersi: ma cosa passa nella mente di un adolescente o di un giovanissimo per poter arrivare anche solo a pensare ad una challenge di questo tipo?
Non è semplice rispondere con certezza a questa domanda perché la mente di ognuno di noi è differente, quel che possiamo fare però per provare a spiegare le origini di questi comportamenti che possono apparire ‘devianti’ è partire indubbiamente da fatti oggettivi, ossia vi é da sapere che la mente dell’adolescente dai 9 anni in su subisce parecchie trasformazioni, ossia la parte del cervello prefrontale, quella più razionale per intenderci, lavora molto poco e quindi i ragazzi tendono a fare molto più ciò che deriva dalla parte inconscia, e dato che in questa fascia d’età 13-18 non hanno abbastanza dopamina definita come la Sostanza Chimica del Piacere, così denominata perché alimenta il desiderio di novità, loro compiono certe azioni e certe sfide allo scopo di incrementare fisicamente questo piacere senza purtroppo aver la piena consapevolezza e la razionalità di comprendere ciò che stanno creando in quel preciso momento.
Quali conseguenze può avere una sfida di questo tipo per l’ignara vittima?
Le conseguenze per l’ignara vittima sono traumatiche, in primis perdono completamente la loro autostima, e poi la fiducia nei confronti del sesso opposto, nei casi più gravi potrebbero arrivare a maturare in futuro ad un rifiuto totale di avvicinamento al sesso opposto perché quella che hanno dovuto subire è purtroppo una violenza psicologica a tutti gli effetti
Cosa consiglieresti a quelle ragazze che senza saperlo si sono viste su Tik Tok e che ora faticano ad uscire di casa per la vergogna di essere riconosciute, molte hanno detto che non metteranno più piede in discoteca per paura di fare spiacevoli incontri, altre che faticano a relazionarsi con i propri coetanei perché non si fidano più.
A queste ragazze consiglierei un percorso di crescita in primis per loro stesse da effettuare con una guida per ritrovare la propria autostima, unicità e valore. In quanto questa crescita personale permetterebbe poi di affrontare il discorso perdono: prima verso loro stesse per i sensi di colpa provati, la vergogna, come se dal loro modo di essere potesse dipendere una tale sfida, insomma un percorso per liberarsi dal male che si sono autoinflitte. Per arrivare poi al perdono verso ‘i carnefici’, ossia quanti le hanno osteggiate come un trofeo. Perché parliamoci chiaro se un ragazzo arriva a fare gesti di questo tipo è perché nel profondo necessità di visibilità, e se ne necessità e perché in qualche modo a lui stesso questa dimensione manca ed ha bisogno di rendersi visibile da qualcuno … che potrebbe essere la famiglia, la scuola, gli amici, dunque anche chi è parte attiva in queste sfide non ha certo un disagio minore da affrontare, se solo se ne accorgesse.
Il mito ‘del più figo’, ‘del più forte’, passami i termini volutamente forti, che pare apparentemente trasparire dietro a quanti postano immagini e video delle loro conquiste al fine di vincere il premio, la Boiler Summer Cup appunto, cosa nasconde in realtà?
Il mito del più figo e del più forte nasconde, come anticipavamo prima, un forte insicurezza, chi è sicuro di se e soprattutto ne è consapevole e non necessita di visibilità, in fase adolescenziale questa insicurezza o bassa autostima lavora un po’ come un elettrocardiogramma va su e giù in base a ciò che vivono e ai giudizi che percepiscono dai loro pari, spesso si accettano queste sfide solo per essere ‘parte del gruppo’ e per essere accettati.
Quanto i social stanno influenzando, al di là, della sfida in atto, la vita dei giovani d’oggi? A vostro avviso sono un bene o un male?
I social soprattutto negli ultimi due anni hanno sostituito il confronto tra pari di cui hanno assoluta necessità gli adolescenti, purtroppo spesso quello virtuale è un confronto non reale perché i nostri ragazzi si ritrovano a seguire personaggi che indossano delle maschere sui social e questo rischia di portare anche i nostri giovani ad essere meno reali per compiacere gli altri, mostrando il più delle volte ciò che vorrebbero essere e non in realtà quelli che sono. Allo stesso tempo però non mi sento di demonizzare i social e di dire che sono negativi, perché restano uno strumento di cui ormai si fatica a fare a meno, quel che però mi sento di dire è che bisognerebbe insegnare ai ragazzi l’uso consapevole dei social affinché non confondano mai il mondo reale con quello virtuale e sappiano riconoscere i giusti limiti e soprattutto non perdano mai di vista l’altro con cui si confrontano che sebbene dietro ad uno schermo resta comunque una persona in carne ed ossa con emozioni e sentimenti che devono essere rispettati.
Ringraziamo Mirella Sferlazza e Younite per averci permesso questo interessante confronto.