Interessante l’analisi fatta sugli stereotipi di genere da Cinzia Pennati, ‘Penny‘, Insegnante e scrittrice di narrativa per adulti e infanzia (Giunti e Mondadori ). Le considerazioni, che previa sua autorizzazione, riproponiamo sul nostro sito riguardano la polemica, anche e soprattutto a livello politico, che ha innescato una puntata di Peppa Pig in cui é stato mandato in onda un episodio che rappresentava la vita di una famiglia con due mamme. Il cartone per alcuni partiti sarebbe da censura perché diseducativo nei confronti del pubblico, bambini in età prescolare, a cui si rivolge e destabilizzante per la loro crescita e la loro idea di famiglia. Cinzia Pennati, insegnante oltreché scrittrice, ci tiene a precisare che non sono i bambini ad essere confusi dopo aver visto una puntata di questo tipo, perché a loro il messaggio che passa, se fossero liberi di pensare in autonomia e senza condizionamenti esterni, sarebbe unicamente quello di una famiglia che si ama. I bambini, spiega la docente, se lasciati liberi di esprimersi non assumerebbero comportamenti standardizzati rispetto al proprio sesso di appartenenza, per loro una famiglia con due mamme o due papà non sarebbe un problema, il problema restano, quasi sempre, gli adulti che rischiano di influenzare i bambini e ‘deviarli’ in tal senso, catalogando giusta la sola famiglia tradizionale e additando le altre ( monogenitoriali, allargate, separate, con due madri o due padri). Ecco la sua lunga ed articolata disamina, che a mio avviso merita di essere letta con attenzione per gli spunti interessanti che offre, giacché provengono da un’esperta che da 25 anni lavora per e con i bambini e non solo insegna ma da loro impara molto. Le sue parole:

Peppa Pig episodio 2 mamme: confonde davvero i bambini? Parla Cinzia Pennati

“Non dite che i bambini e le bambine sono liberi di rappresentare sé stessi e che vedere un cartone con due mamme li possa confondere! I nostri bambini e bambine sono costretti in due categorie: maschile e femminile stereotipato, nel senso che, se fosse per loro, (credo di conoscerli bene dopo 25 anni di insegnamento) non assumerebbero comportamenti standardizzati rispetto al proprio sesso di appartenenza. Se fosse per loro probabilmente sceglierebbero quello che sentono e non quello che la nostra cultura gli impone: nel vestirsi, nelle varie attività sportive, nelle scelte. Dire che sono liberi e che da grandi potranno scegliere è una grande menzogna, come se il nostro imprinting non contasse. Conta quello che vedono in famiglia, a scuola, nella società. Esiste l’amore ed esistono diverse tipologie di famiglie e diversi generi sentiti, come insegnante- o meglio maestra della scuola primaria pubblica- è mio dovere narrare la realtà, ovvero che esistono famiglie: monogenitoriali, tradizionali, allargate, separate, con due madri o due padri; altrimenti sarei discriminatoria e per la nostra Costituzione essere discriminatori, grazie a Dio, è ancora un reato. Penny Polar Bear ha due mamme, anche nella mia scuola ci sono bambini con due mamme e questo è un fatto normale, per i bambini lo è. Sono e rimangono gli adulti il problema, certi adulti.

Quindi, per quanto mi riguarda, nelle mie classi parleremo di generi, di famiglie e di educazione sessuale, i bambini con disabilità saranno parte integrante della classe ( nel banchetto fuori con l’insegnante di sostegno non ci staranno mai e poi mai) e anche i bambini e le bambine stranieri saranno dentro con il rispetto per la loro religione e la loro lingua madre, perché sono tutti bambini e bambine e bambinə che hanno il diritto di essere ciò che desiderano ovvero sé stessi. Il coraggio pedagogico -dove in altri Stati è la normalità qui ci vuole ancora coraggio-, per me contiene una parola sola INCLUDERE, far stare tutti dentro. Appunto “La scuola è di tutti”, nessuno escluso. E se pubblicassi adesso quel libro aggiungerei tutte e tuttə perché ognuno di loro possa sentirsi rappresentati e capiti. Fuori dalla porta, per quanto mi riguarda, ci stanno solo le discriminazioni.

Ps; il 25 votate contro le discriminazioni, qualunque siano.

Ps; nel mio libro “La scuola è di tutti” Mondadori, in un episodio sull’amore, un bimbo racconta di uno zio che ha un fidanzato, nessun bambino o bambino ha fatto una piega mentre lui raccontava, perché quell’episodio è successo veramente! La realtà supera i pregiudizi, i bambini la superano ♥️

Per quanto mi riguarda queste sono le parole che vorrei sentir pronunciare da ogni insegnante che i miei due figli incontreranno sulla loro strada, l’arte maieutica di Socrate, era questo: portava gli interlocutori ad arrivare alla verità autentica, non metteva dentro informazioni, ma portava alla luce il pensiero di ognuno senza condizionarlo. Se si tornasse a fare con gli studenti oggi, genitori ed educatori in primis, probabilmente avremmo in un futuro meno stereotipi e meno pregiudizi.

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.