Si è tenuta venerdì 3 maggio la prima puntata di AltrocheTG, trasmissione tornata in chiave più giornalistica dopo un breve stop di qualche mese, alla conduzione sempre Giuseppe Silvio L’Abbate, segretario Regionale di Failp Cisal Puglia, e Daniele Tresca, Segretario territoriale Failp Cisal Bari e BAT, a supporto nella conduzione, per la prima volta, una quota rosa, la giornalista Erica Venditti, e come ospiti collegati in studio l’economista Francesco Pontelli e il vice presidente nonché responsabile scientifico di Assocompliance Alessandro Cerboni.
L’argomento focus della puntata, che ha avuto una durata di circa 1 ora, dalle 20 alle 21, ed è stata trasmessa in diretta su Linkedin, è stato un tema davvero molto dibattuto ossia quello della ‘Privatizzazione di Poste Italiane’.
La giornalista Erica Venditti in apertura facendo un breve excursus dell’evoluzione di Poste Italiane dagli anni 90 ad oggi ha in primis messo in risalto il grande salto di qualità in termini di servizi e prodotti offerti alla collettività da parte dell’azienda, per poi ricordare la prima privatizzazione che ha riguardato Poste Italiane nel 2015 con l’intento di partire dagli effetti della precedente privatizzazione e provare ad ipotizzare, con gli ospiti, quali effetti potrebbe produrre la nuova privatizzazione che questa volta metterà sul piatto la quota che oggi detiene il MEF, pari ad un massimo del 29%.
Sebbene da Palazzo Chigi abbiano assicurato che non vi saranno stravolgimenti nei servizi e per i dipendenti, ma che anzi la privatizzazione permetterà unicamente un accrescimento del gruppo di Poste Italiane, a detta del Ministro dell’Economia Giorgetti e dell’AD del Fante, sindacati, analisti e cittadini si dicono seriamente preoccupati di quello che questa ulteriore privatizzazione potrà causare. Ecco perché i due esperti si sono visti porre domande del tipo: più rischi o più benefici per clienti e dipendenti? Ci saranno problemi etici al riguardo visto che poste italiane detiene moltissimi dati sensibili? Servirà la privatizzazione a ridurre il debito pubblico? I due ospiti incalzati dalle domande di Giuseppe Silvio L’Abbate e dalla giornalista Erica Venditti hanno senza troppi giri di parole fatto intendere che si tratti dell’ennesima vendita di ‘gioielli’ di cui ci pentiremmo e che certamente non sarà la privatizzazione di Poste Italiane a ridurre il debito pubblico, anzi dice l’economista Pontelli, snocciolando dati:
Pontelli su Privatizzazione Poste Italiane: ‘5 mld non influenti se confrontati con l’ammontare del debito pubblico’
“ Francamente andrebbe ricordato come i cinque miliardi ridurrebbero di poco più del 6,3% la sola spesa corrente per un anno dei soli interessi sul debito pubblico (79 miliardi) .
Ovviamente, a maggior ragione, i cinque miliardi appaiono decisamente non influenti se confrontati con l’ammontare del debito pubblico che si attesta a 2.872 miliardi e persino in rapporto alla spesa corrente pubblica annuale che è di oltre 1100 miliardi.
Da questa semplice confronto di cifre si può immaginare come le motivazioni possano essere diverse e probabilmente molto più torbide ed inconfessabili per una classe politica e governativa che dovrebbe pensare ad accrescere il patrimonio di un paese invece di liquidarlo.
Inoltre vi è un altro grande problema a cui prestare attenzione, il vero obiettivo degli azionisti, aggiunge, potrebbe concentrarsi sul reale business ossia l’ammontare privato dei cittadini depositato Presso Poste Italiane, oltre 500 miliardi, una cifra che potrebbe fare ‘gola a molti’.
In conclusione Pontelli ha anche affermato, trovandosi in assoluto accordo con l’intervento di Cerboni, che la cessione degli asset strategici, qualora gestiti per il conseguimento di interessi puramente speculativi, non faccia altro che divenire veicolo di riduzione del patrimonio nazionale. Gli ospiti hanno poi ricordato al riguardo, facendo un esempio, le vittime innocenti nel caso di Autostrade e la tragedia del ponte Morandi. Non ha senso privatizzare un’azienda che fornisce utili, investimento ridicolo, l’obiettivo è il risparmio privato, non certo risanare il debito pubblico.
Cerboni su privatizzazione: ‘ Uno Stato dovrebbe avere una visione sistemica, globale e complessiva’
Cerboni ha dal canto suo espresso altrettanta preoccupazione e scetticismo nei confronti di questa nuova privatizzazione di Poste Italiane ricordando come alcuni asset, per il bene della collettività, sarebbero da tenere il più possibile nella mani dello Stato alla stregua di sanità, difesa e istruzione, perché il rischio più grande è appunto quello di liquidare sempre più il patrimonio del nostro ‘Paese’ incorrendo in interessi che sarebbero ben diversi tra un investitore privato (qualsiasi esso sia) e il servizio che si spetterebbe la comunità. Uno Stato, aggiunge, dovrebbe avere una visione sistemica, globale e complessiva, non si può solo pensare solo a livello economico senza pensare alle interazioni che alcune scelte hanno sul sistema’.
Ai due ospiti non convince nemmeno lo storytelling governativo che la maggioranza sarebbe comunque mantenuta dal 35% detenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti, perché è evidente, dicono, che la maggioranza sarà poi solo relativa e sarebbe sufficiente un accordo tra gli altri azionisti, magari rappresentati da qualche fondo privato estero, che potrebbero mettere con facilità in minoranza lo Stato Italiano e soprattutto assumere un ruolo operativo in previsione di una modifica degli obiettivi di Poste Italiane.
Dunque per gli ospiti, NO convinto alla Privatizzazione di Poste Italiane, molti rischi e benefici non pervenuti, soprattutto per la collettività, voi dalla vostra, che idea vi siete fatti?
Per chi fosse interessato e avesse perso la diretta, qui il link ove riguardarla, per chi volesse intervenire ci scriva nella sezione ‘commenti’ del portale.