Settembre é un mese difficile per tutti i genitori, liste infinite di materiale da comprare per la scuola, chi ha più di un figlio ben può capire le difficoltà di far quadrare i conti tra le solite rate, le bollette, e l’aggiunta delle spese per l’inizio dell’anno. Per non parlare di chi ha figli che vanno alle superiori o all’università, ogni ciclo scolastico ha le sue ‘batoste’, anche le elementari, ve lo dico da mamma che ha una bambina che fa 1 elementare, é un salasso. Se poi si é anche madri separate, con un padre che poco contribuisce, la fatica economica oltreché gestionale aumenta, a spiegarlo senza mezzi termini, in un post Facebook che ripropongo interamente, é Cinzia Pennati, madre separata di due ragazze ‘in gamba’, di 19 e 22 anni, oltreché insegnante e autrice di numerosi libri. Uno dei quali La scuola é di tutti’, é stato scelto da mio figlio, che quest’anno fa terza media, nelle vacanze estive, é che consiglio vivamente per i contenuti e per la semplicità del testo. Di seguito il post di Cinzia alla quale ho chiesto il permesso di condividerlo, che ben fa notare anche le mancanze del Governo nei confronti delle famiglie e del diritto all’istruzione, perché ora le sue ragazze sono grandi, e provano con qualche lavoretto a racimolare qualche soldino, ma anche la scuola dell’obbligo, mi permetto di aggiungere, non ‘fa sconti’ e giusto ieri mi chiedevo, guardando la lista infinita di cose da comprare, ma chi non può permetterselo? La scuola non può essere un lusso, non dovrebbe mai essere considerata tale, ma ancor meno quella dell’obbligo. E punta su un altro aspetto fondamentale che ne deriva di conseguenza, avendo due figlie femmine le incoraggia ad avere una propria indipendenza economica, questa purtroppo viene prima di ogni ‘sogno nel cassetto’. DI seguito la bella riflessione di Cinzia Pennati

Settembre e la scuola: mese difficile per molti

Settembre per me é sempre un mese difficile. Ci sono tante tante cose da pagare, se si é sole, poi, con due figlie già grandi ma non così grandi da essere autonome é un guaio. Ludo ha 22 anni e si fa un mazzo tanto come cameriera e Matti ne ha quasi 19, primo anno di università. Aspetta di capire se ha superato un test per poter lavorare ma, a volte, penso viva di aria. Non mi chiede mai niente. L‘altro giorno é tornata a casa e mi ha detto: ”Ma’ ho visto un paio di pantaloni, erano proprio come li volevo, poi ho guardato il prezzo: 80 euro! Ma sono pazzi”. Mi ha fatto tenerezza, entrambe sanno che per guadagnare 50 euro ci vogliono fatiche e prima di spenderne 80 ci pensano 1000 volte! Gli assegni famigliari per Matti sono di 90 euro al mese: la sua crescita vale poco più di un paio di pantaloni! L’altra, per il governo, é ormai in grado di badare a sé stessa andando all’università, dopo i 21 nessun assegno. Chi ha scritto questa legge non sa quanto costano i ragazzi e le ragazze. Non sanno che i libri costano, che i trasporti- a differenza di altri paesi- costano, che gli affitti costano. Non sanno che i musei, i cinema, i teatri e la cultura costano.

Che i figli non hanno bisogno solo dei pannolini, se ti dicono che hanno bisogno dallo psicologo, poi, é la fine. Non sanno cosa vuol dire avere dei figli in crescita. A volte non lo sanno nemmeno alcuni padri, ma questa é un’altra storia. La verità è che prima del “fai ciò che ami”, spingo le mie figlie all’autonomia economica. Non c’è libertà senza quella autonomia, solo schiavitù.

Ed é forse la cosa più triste che mi tocca come madre…”Seguire le aspirazioni viene dopo”. Ecco quello che dico ad entrambe. Perché senza libertà non siamo nulla, soprattutto noi donne, ancor più le ragazze.

Emancipatevi, se potessi glielo canterei come ninna nanna, non posso più, posso solo spingerle a salvarsi attraverso l’autonomia economica. Posso solo essere questa madre e mi dispiace, per me, per noi. So che il governo non fa quello che deve fare: non ci salva, non ci salva dalla dipendenza che fa tanto comodo. Posso solo essere questa madre e questo è l’unico modo che ho per proteggerle visto che non sono ricca e loro non hanno un padre che contribuisce, che i sogni vengono dopo. Dopo. Non c’è felicità senza autonomia, solo sottomissione.”

Voi condividete le riflessioni di Cinzia, vi ritrovate nella medesima situazione? Fatecelo sapere, se vi va, nella sezione commenti del sito.

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.