Si dovrà pagare anche il Canone RAI per tablet e smartphone? Questa pare essere l’ultima proposta giunta dall’amministratore delegato della RAI, ora la decisione toccherà alla Commissione Bilancio, chiaro che i cittadini non hanno preso affatto bene tale proposta, anzi la vedono come l’ennesima beffa ai loro danni.
Anche perché, parliamoci chiaro, chi oggi non ha uno smartphone o un tablet? Ed il ragionamento trasversale é lo stesso fatto dai vertici Rai, guardando in termini di profitto, il mondo si sta evolvendo e dunque i metodi per guardare la TV, si pensi alle piattaforme che offrono canali streaming, sono molteplici. Inoltre la norma sarebbe già diffusa in molti paesi europei, e quindi, se mai fosse accolta la proposta della Rai, vi sarebbe, a detta dell’A.D un adeguarsi agli standard europei. Ma viste le difficoltà economiche del periodo, per i cittadini la proposta é parsa quasi una beffa, in molti hanno sperato nella fake news, ma purtroppo la proposta é più che reale. Al riguardo ha scritto per noi il Dott Francesco Provinciali e nel suo elaborato ha analizzato quali effetti potrebbe avere tale aumento sui cittadini e soprattutto ha espresso senza mezzi termini la sua contrarietà alla proposta.
Canone RAI: estensione anche a tablet e smartphone? Cittadini delusi, ancora tasse?
“Scrisse Luigi Pirandello nella novella “La giara”: “Chi è sopra comanda, chi è sotto si danna”.
Un aforisma senza tempo perché da quando esiste il mondo le cose vanno proprio così. Anche ai nostri giorni, in epoca di diritti conclamati, di democrazie e uguaglianza esibite come medaglie, di giustizia sociale sbandierata ai quattro venti…. queste parole possono essere applicate a molti aspetti della nostra vita quotidiana e della nostra condizione sociale. Non c’è globalizzazione che tenga, non c’è libero mercato che protegga, non ci sono tutele che sottraggano cittadini, utenti e consumatori da tasse, balzelli, fiscalità opprimente e burocrazia asfissiante.
Ci siamo occupati recentemente di tre vicende emblematiche: la tutela dei lavoratori fragili durante l’emergenza pandemica, l’assegno minimo di invalidità (287,09 euro) reso incompatibile con l’espletamento di una pur minima attività lavorativa da una sentenza della Cassazione (una vicenda vergognosa cui ha posto rimedio il Ministro del Lavoro con un emendamento al Decreto Fiscale – ma ne attendiamo la pubblicazione….) , la graduale riduzione negli anni a venire dei docenti di sostegno nelle scuole. adombrata da un preciso documento del Sindacato UIL e finora mai smentita.
Adesso tocca al Canone Rai: come riferisce Ignazio Stagno su Il Giornale.it del 30 ottobre pare che l’amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes abbia avanzato la richiesta di applicare il canone di abbonamento RAI (oltre alle TV , come attualmente accade attraverso le bollette dell’energia elettrica) agli smartphone, ai tablet e comunque a tutti i device (tradotto: dispositivi elettronici) in grado di ricevere tecnicamente il segnale.
Lo ha fatto con una intervista rilasciata a Repubblica, di cui Il Giornale riporta il passaggio più significativo:
Canone RAI l’estensione a tablet e smartphone, Carlo Fuortes: non é una tassa sul telefonino
“Non si tratta di una tassa sul telefonino. Ho fatto un ragionamento semplice: in base a una legge del 1938, in Italia il canone è legato al possesso di un’apparecchiatura radiotelevisiva, mentre in tutti gli altri Paesi si paga in base alla possibilità di vedere le trasmissioni. E siccome oggi tutti i device possono accedere ai programmi Rai attraverso Raiplay, sarebbe bene che anche noi ci adeguassimo”.
Possiamo solo immaginare che cosa accadrebbe se questa proposta lanciata dall’A.D. della Rai nominato da Draghi diventasse norma e quale aggravio si ripercuoterebbe sulle spalle dei cittadini.
Attualmente infatti l’abbonamento- pur se spalmato sulle bollette della luce come da provvedimento del Governo Renzi – si paga in unica quota, indipendentemente dal numero di apparecchi televisivi posseduti.
Il fatto di rimetterne in discussione il canone, con un ragionamento applicato a tutti i terminali elettronici come cellulari, tablet e gli stessi pc , comporterebbe un ricalcolo basato sul censimento di tutti i device esistenti in famiglia, calcolati in base al possesso di ogni singola persona, evidentemente allo scopo di aumentarne l’importo.
Stiamo già vivendo la travagliata stagione dei cambi degli apparecchi TV o dell’acquisto dei decoder per adeguarci agli standard europei: è dunque questo il vantaggio di un’Europa unita? E come la mettiamo con lo smaltimento dei vecchi televisori con l’inquinamento ambientale? Non andava bene l’attuale qualità delle immagini, no, ci vuole il digitale: ma quanto durerà? Tra quanti anni dovremo di nuovo cambiare apparecchi per adeguarci ai futuri standard? Ora si aggiunge anche questa idea del balzello su smartphone & c: prima ci fanno comprare le nuove tecnologie rendendole “indispensabili” , poi ci applicano sopra una nuova tassa.
Una sistematica sottrazione di soldi dalle tasche dei cittadini. Il problema consiste nella nostra inerzia, accettiamo tutto come un fatto inevitabile. Se veramente funzionasse il passaparola attraverso l’associazionismo dei consumatori qualcosa si potrebbe fare, civilmente ma con fermezza.
Purtroppo si tratta di tecnologie di cui non possiamo più fare a meno. Alzi la mano chi rinuncerebbe ad usare il cellulare o ad accendere la TV? Già l’annunciata revisione degli estimi catastali adombra tempi duri per l’economia domestica: che almeno si evitino ulteriori canoni Rai oltre a quello esistente“