Un doppio saluto quello che oggi pubblichiamo, in primis una lettera di Gianluigi de Martino che nel suo saluto a Piero Angela, ci tiene a far presente che con la sua morte non ha in realtà lasciato un vuoto, ma una grande eredità fatta di insegnamenti, di seguito il mio ‘addio’ corredato da una personale considerazione su alcune sue dichiarazioni che in parte si legano al lascito della sua eredità intellettuale.

Il saluto di Gianluigi: Hai salutato tutti con la tua consueta sobrietà anche quando sapevi che quel saluto sarebbe stato l’ultimo.

Non eri uno scienziato, ma sapevi di scienza. Perché non è solo importante distinguersi per aver ricercato nella scienza, ma anche aver permesso a quelle ricerche e alla scienza stessa di essere poi conosciute e comprese. E tu in questo sei stato il migliore ed un Maestro per le attuali e future generazioni di divulgatori scientifici.

La passione e la dedizione nel cercare di far passare contenuti e concetti talvolta complessi alla comprensione della massa è stata il biglietto da visita delle tue trasmissioni televisive. Un giornalismo scientifico dal linguaggio semplice, che mostrava e dimostrava con parole, immagini, esperimenti e testimonianze di autorevoli scienziati, ricercatori e giornalisti, come fosse possibile portare in TV anche contenuti di innalzamento culturale in contrapposizione alla deriva dei costumi e della qualità espressa ormai dal tubo catodico commerciale.

Ci lasci un vuoto? No, io non credo. In realtà ci lasci una grande eredità, una sensazione di pieno intellettuale che ci accompagnerà e accompagnerà le prossime generazioni nel comprendere la bellezza della natura umana, del nostro pianeta e di tutto ciò che fa parte di questo universo con le sue leggi, le sue regole e le sue infinite domande alle quali ancora non siamo riusciti a dare risposta.

Buon viaggio Piero Angela, che la tua anima illumini ancora e a lungo l’infinito cammino del tempo e dello spazio”.

Dal canto mio, invece, mi permetto di aggiungere una frase di Piero Angela che ho trovato davvero illuminante, forse perché ho passato molta della mia vita sui banchi di scuola arrivando fino al dottorato ed incontrando sulla via moltissimi docenti e pochissimi ‘maestri’ o forse perché ho due figli e vorrei per loro un’istruzione diversa più maieutica, alla Socrate, piuttosto che riempitiva giusto per finire ‘il programma’. Vorrei che lo studio servisse per arrivare a quell’apertura mentale utile per ‘tirare fuori‘ quel che ognuno ha già di prezioso e unico in sé, non che omologasse, mi piacerebbe che i miei figli traessero beneficio e vantaggio per la vita dalla scuola imparando non tanto ad ottenere un voto positivo se si ripete bene la lezione, quanto piuttosto l’importanza della comunicazione, della condivisione e del rispetto degli altri.

Vi riporto la frase in quanto é confortante pensare come dietro ad un grande ‘talento’ non si nasconda sempre e solo un bravo studente, ma che questo talento possa nascere raggiunta la consapevolezza del proprio ‘io’: “Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto ‘ludendo docere’, cioé ‘insegnare divertendo”. Un bell’insegnamento é stato dato anche ai genitori in una battuta tempo fa nel corso di un’intervista dove disse: “Per un genitore é importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico deve saper diventare un uomo”.

Ciao Piero Angela, buon viaggio e grazie di tutto!

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.