‘Una cultura che promuove la collaborazione, il rispetto, la comunicazione aperta e l’ empowerment dei dipendenti crea un ambiente in cui i lavoratori si sentono valorizzati ed incoraggiati a dare il meglio di sé’ , è stata proprio questa frase, totalmente in linea col mio modo di vedere il ‘luogo di lavoro ideale’, scritta sul retro del testo di Giuseppe Silvio l’Abbate ad incuriosirmi ed a spingermi a leggere il suo libro ‘Lavoro e produttività in Italia”, edito da Fides Edizioni.
Un elaborato ricco di spunti di riflessione che non ha deluso le mie aspettative e che ha fatto emergere benissimo, con uno stile chiaro e assolutamente comprensibile anche ai più giovani, in quale direzione dovrebbero andare le politiche del lavoro e soprattutto su cosa dovrebbero puntare le aziende per avere dipendenti maggiormente soddisfatti e dunque più produttivi. Alla già puntuale analisi si aggiunge un confronto internazionale sulle politiche funzionanti già attive.
Perché inutile negarlo chi lavora in un ambiente che lo valorizza e non lo fa sentire un numero ma un valore aggiunto, si sente certamente più motivato a dare il meglio, rispetto a chi si trova a passare 8/10 ore in un ambiente lavorativo ove vige la politica ‘del controllo ‘ e della scarsa fiducia piuttosto che della collaborazione proattiva tra le parti.
Le aziende che hanno compreso che il premiare i dipendenti per i risultati raggiunti, con benefit o premi, non è uno ‘sprecare’ denaro, ma un ulteriore investimento sulle proprie risorse, hanno fatto ‘bingo’. Ed i risultati sono evidenti, pensiamo solo alla Ferrero, multinazionale leader nel settore dolciario, che è solita distribuire premi ai propri dipendenti, è che ogni anno migliora le proprie performance.
Di recente anche un’azienda informatica del torinese, si è mossa in tal senso, omaggiando i propri dipendenti di un’esperienza sensoriale, si legge sulla stampa: “ L’ azienda porterà per una settimana i suoi 15 dipendenti a lavorare in smart working e nelle ore libere, a praticare windsurf e lo yoga. Orbassano è il quartier generale della Mc Engineering, specializzata nell’ information technology, ha sedi anche a Milano, Roma e Barcellona”. La direttrice delle risorse Umane, Pacicca, ha precisato, relativamente all’iniziativa: “ Siamo convinti che l’equilibrio tra lavoro e vita privata sia la chiave per una maggiore soddisfazione e una produttività più elevata. Ci teniamo che i nostri dipendenti, che sono le risorse più preziose e il cuore della nostra azienda, si sentano apprezzati e realizzati. Ed ancora: “ Si tratta di una filosofia che applichiamo e che porta vantaggi in termini di motivazione ed efficienza dei dipendenti in termini di performance aziendali’
Giuseppe Silvio l’Abbate, il cui libro, a mio avviso, andrebbe diffuso tra i dirigenti aziendali, per permettere loro di interrogarsi e migliorarsi grazie ai suoi input, ma anche nelle scuole, ove si deve insegnare la cultura del lavoro, va diffondendo esattamente questi principi:
Conciliazione tra vita privata e lavoro, flessibilità oraria, meritocrazia, promozione delle diversità e inclusione, ascolto, capacità dell’azienda di mettersi in discussione grazie ai feedback dei singoli lavoratori, dovrebbero essere le basi di ogni organizzazione che intende evolvere, crescere e migliorare.
L’autore marito e padre di una figlia quasi maggiorenne, impiegato in poste italiane dal 1998, attualmente dirigente sindacale nazionale della Failp Cisal, nonché membro del Dipartimento nazionale Lavoro e Crisi Aziendali di Fratelli d’Italia, ha deciso di scrivere questo testo spinto da due desideri: far comprendere in primis alla figlia, ma in generale alle nuove generazioni che anche nel lavoro si può trovare soddisfazione e che esiste ancora il ‘lavoro dei sogni’, e poi invitare le aziende a rivedere il proprio modus operandi, al fine di rendersi più ‘appetibili’ anche alle nuove generazioni. Visto che, dati alla mano, in Italia abbiamo moltissimi Neet, si tratta di quei giovani che si sono ‘persi’ nel passaggio tra scuola e lavoro, che purtroppo non sono motivati ad entrare nel mondo lavorativo.
Le aziende e la politica tutta si devono impegnare affinché i ragazzi non si facciano plasmare e ‘corrompere’ da una realtà virtuale fatta di soldi facili, ma tornino a comprendere il vero valore del lavoro, che non deve essere in alcun modo vissuto come una privazione del proprio tempo libero a fronte di uno stipendio basso e un ambiente per nulla stimolante, ma un luogo in cui poter crescere, fare aggregazione, imparare e raggiungere, nel tempo, anche stipendi soddisfacenti e posizioni di carriera.
Come madre di due figli credo fermamente che solo uscendo dal torpore in cui molte realtà aziendali vivono e mettendo in atto queste strategie promosse nel testo, atte a migliorare le condizioni lavorative e dunque il benessere dei lavoratori, si andrà incontro ad aziende maggiormente produttive, con dipendenti ‘anziani’ più sereni e magari anche volenterosi di trasmettere alle nuove leve il lavoro in cui sono ‘maestri’ e giovani maggiormente propensi ad alzarsi dal divano e a distogliere gli occhi dallo smartphone per prendere parte ad un mondo reale.
Le risorse esistono, basta stimolarle, e come diceva Confucio ‘ Fai il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita’, lo sanno bene quanti lavorano con passione.
Ora è proprio questa passione che va alimentata, sta alle aziende promuovere il senso di lealtà reciproca con i propri dipendenti e puntare al miglioramento continuo, in fondo è con i piccoli passi che si possono raggiungere grandi risultati.
A cura di Erica Venditti