Sabato 18 maggio si é tenuto alle 10:30 davanti a tutte le Prefetture dei capoluoghi di Regione il sit in organizzato dalle sigle sindacali di categoria per dire ancora una volta ‘NO alla privatizzazione di Poste Italiane’, troppi i rischi rispetto ai benefici per clienti e lavoratori. Al riguardo abbiamo intervistato Giuseppe Silvio L’Abbate, segretario Regionale FAILP Cisal Puglia, di seguito le risposte che ci ha rilasciato in esclusiva per il portale:
Sindacati e lavoratori in piazza per dire ‘NO alla privatizzazione di Poste Italiane’
Ultimenews.info: L’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane, con la cessione della quota del 29,26 % oggi in mano al Ministero dell’Economia , dicono i sindacati ed i lavoratori preoccupati, rischia di avere ripercussioni negative sull’occupazione: arretramento servizi territoriali, chiusura uffici postali e calo del personale, sono queste le ragioni per cui sabato 18 ci si è riversati in molte piazze italiane per dire ‘NO alla privatizzazione di Poste Italiane?’
Giuseppe Silvio L’Abbatte: “Questa operazione è vista come un ulteriore macigno che andrebbe a pesare su Poste Italiane, già impegnata in un nuovo piano di impresa particolarmente sfidante. I sindacati sostengono che la privatizzazione potrebbe portare a una serie di conseguenze negative per l’occupazione e i servizi territoriali. I primi effetti del nuovo piano di impresa hanno già destato preoccupazioni significative. Ad esempio, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) ha recentemente autorizzato una razionalizzazione degli uffici postali, il che implica una riduzione del numero di questi ultimi, specialmente nelle aree meno popolate. Questa razionalizzazione è vista come un primo passo verso tagli più ampi che potrebbero interessare sia il settore della rete degli uffici postali (Mercato Privati) che quello della Posta Comunicazione e Logistica (recapito). I sindacati temono che la privatizzazione possa accelerare questi tagli, portando a una diminuzione significativa dei posti di lavoro. La perdita di controllo pubblico potrebbe inoltre comportare un peggioramento della qualità dei servizi offerti, specialmente nelle aree rurali e periferiche, dove gli uffici postali rappresentano spesso un punto di riferimento essenziale per la comunità”.
Ultimenews.info: Cosa si spera di ottenere da questi presidi/manifestazioni se la decisione è già stata presa?
Giuseppe Silvio L’Abbate: “Nonostante la decisione di procedere con una nuova tranche di privatizzazione di Poste Italiane sembri già presa, i sindacati e i lavoratori sperano di ottenere diversi risultati attraverso le manifestazioni e i presidi programmati.
– Dialogo e Modifiche alla Decisione: Innanzitutto, i sindacati cercano di aprire un dialogo con il governo e il Parlamento per rivedere o modificare la decisione. Sperano che una forte mobilitazione pubblica possa esercitare pressione sufficiente per influenzare le politiche del governo riguardo alla privatizzazione, spingendo per soluzioni alternative che salvaguardino il controllo pubblico e i posti di lavoro.
– Sensibilizzazione dell’Opinione Pubblica: Le manifestazioni mirano anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi associati alla privatizzazione. Informando i cittadini sulle possibili conseguenze, come la riduzione dei servizi postali nelle aree rurali e la perdita di posti di lavoro, i sindacati sperano di raccogliere un sostegno più ampio contro la privatizzazione.
– Protezione dell’Occupazione: Un obiettivo chiave è proteggere i posti di lavoro. Le proteste vogliono evidenziare che la privatizzazione potrebbe portare a licenziamenti significativi sia nella rete degli uffici postali che nel settore del recapito, aggravando le preoccupazioni già esistenti a causa del nuovo piano di impresa che prevede una razionalizzazione degli uffici postali.
– Garanzia della Qualità del Servizio: Un altro aspetto critico è mantenere alta la qualità dei servizi postali. I sindacati temono che la privatizzazione porti a una riduzione degli sportelli e a un peggioramento del servizio universale di recapito, che è essenziale per molte comunità, soprattutto quelle più remote.
In sintesi, attraverso queste manifestazioni, i sindacati sperano di fermare o almeno mitigare gli effetti della privatizzazione, sarebbe opportuno che la maggioranza assolta delle quote rimanga nelle mani dello Stato, proteggendo sia l’occupazione che la qualità dei servizi offerti da Poste Italiane”
Ultimenews.info: Lei conduce una trasmissione che si chiama AltrocheTG il 3 maggio scorso il focus della serata è stato appunto ‘la privatizzazione di Poste Italiane’, si è chiesto agli ospiti cosa ne pensassero, sia Cerboni, presidente di Assocompliance, quanto l’economista Pontelli si sono detti contrari ed hanno fatto presente come la quota messa in vendita non servirà in alcun modo a risanare il debito pubblico, ma anzi il dubbio è che gli azionisti potrebbero concentrarsi sul vero business ossia l’ammontare provato dei cittadini depositato presso Poste Italiane. Lei teme questo?
Giuseppe Silvio L’Abbate: “La questione della privatizzazione di Poste Italiane solleva preoccupazioni significative, come evidenziato nella trasmissione #altrocheTG del 3 maggio scorso. Gli ospiti, tra cui Cerboni, presidente di Assocompliance, e l’economista Pontelli, hanno sottolineato diversi punti critici:
– I Risparmi degli Italiani: Poste Italiane gestisce circa 580 miliardi di euro in risparmi dei cittadini italiani. Questo rappresenta un “bottino” considerevole, che potrebbe attirare l’interesse degli azionisti privati. La preoccupazione è che, con la privatizzazione, gli investitori potrebbero mettere le mani su questi risparmi, concentrandosi più sui benefici finanziari piuttosto che sulla qualità dei servizi offerti agli utenti.
– Dati Sensibili: Oltre ai risparmi, Poste Italiane detiene un enorme patrimonio di dati sensibili sui cittadini. Questi dati sono estremamente preziosi e la loro gestione da parte di enti privati potrebbe comportare rischi legati alla privacy e alla sicurezza delle informazioni personali. La cessione di una quota significativa a investitori privati solleva dubbi sulla tutela di questi dati e sulla loro possibile utilizzazione a fini commerciali o speculativi.
– Pressioni Europee e Patto di Stabilità: Il piano di privatizzazioni che il governo italiano sta per varare non è solo una scelta interna, ma è anche imposto dalle necessità di rispettare il Patto di Stabilità dell’Unione Europea. La UE chiede all’Italia un rientro del debito di almeno 10 miliardi di euro entro 7 anni. Questo contesto economico e politico mette ulteriore pressione sul governo per vendere asset pubblici, tra cui le quote di Poste Italiane, per raccogliere fondi rapidamente. In conclusione, la gestione dei risparmi e dei dati sensibili dei cittadini da parte di investitori privati rappresenta un rischio concreto. Inoltre, la pressione esercitata dall’UE per la riduzione del debito pubblico aggiunge un ulteriore strato di complessità e urgenza a questa decisione, che potrebbe non tener sufficientemente conto degli interessi dei cittadini e dei lavoratori.