L‘A.d di Poste Italiane, Matteo del Fante, é stato spesso sotto ai riflettori negli ultimi giorni, prima in audizione informale in Commissione trasporti alla Camera, dove sono state sollevate questioni importanti che riguardano l’organizzazione dell’Aziende e l’obiettivo futuro di riduzione dei costi in alcuni ambiti per proiettare, fa intendere, gli stessi verso un’implementazione di altri servizi più utili per i cittadini stessi e per il benessere dell’Azienda, in termini di resa. In Poste in realtà é già in atto una riorganizzazione che mette al centro proprio il settore recapito che al momento sta procedendo però con qualche difficoltà, come ci ha segnalato in precedenti interviste Giuseppe Silvio L’Abbate, Segretario regionale della Failp-Cisal Puglia. Ieri invece é stato proprio Del Fante a lanciare il piano strategico The Connecting Platform’ con un orizzonte temporale di 5 anni che investe su un modello di servizio commerciale con lo scopo di massimizzare il valore delle relazioni con il cliente. Per comprendere più a fondo le ultime dichiarazioni dell’ A.d di Poste Italiane e cosa é di preciso il piano strategico e quali benefici avrà per dipendenti e clienti abbiamo approfittato della disponibilità di Giuseppe Silvio L’Abbate che ci ha rilasciato questa lunga ed interessante intervista.

Poste italiane, L’Abbate sulle ultime dichiarazioni di Del Fante: ‘ 50000 dipendenti per 1 lettera ogni 10 giorni’

Ultimenews.info: L’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, durante l’audizione informale in Commissione trasporti alla Camera, ha asserito: “Ciascun italiano riceve una corrispondenza ogni 10 giorni. La rete di Poste per questo servizio conta in totale 50.000 dipendenti per un costo del lavoro di 2,5 miliardi”. Spreco di fondi o necessità di una “sterzata” di poste italiane verso servizi più utili al cittadino, a suo avviso, quale messaggio intendeva trasmettere del Fante?

Giuseppe Silvio L’Abbate: L’intervento dell’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, durante l’audizione in Commissione trasporti alla Camera, ha sollevato questioni degne di nota riguardo la gestione e l’efficienza dei servizi postali. Tuttavia, la visione presentata, secondo cui ciascun italiano riceve una corrispondenza ogni dieci giorni e la rete di Poste impiega 50.000 dipendenti per un costo del lavoro di 2,5 miliardi, merita un’analisi più sfumata e critica.

Primo, l’affermazione che gli italiani ricevono una lettera ogni 10 giorni generalizza eccessivamente la situazione, non tenendo conto della diversità e complessità del servizio postale. In realtà, i volumi di corrispondenza non hanno subito una diminuzione così drastica come suggerito da Del Fante. Al contrario, in alcune realtà, si assiste a un ritorno ai volumi pre-covid, accompagnati da un notevole incremento nella quantità di pacchi gestiti, evidenziando una diversa dinamica di cui tenere conto.

Inoltre, la trasformazione nelle modalità di consegna, come la tracciatura al civico o l’emissione di documenti specifici per gli atti giudiziari, ha significativamente aumentato il carico di lavoro per i dipendenti. Queste modifiche, che impattano profondamente sulle prestazioni lavorative, non sono state menzionate da Del Fante, omettendo così un riconoscimento importante del lavoro svolto dai dipendenti di Poste Italiane.

Altrettanto critica è la rappresentazione dei 50.000 addetti semplicemente come un costo. Questa visione trascura il valore aggiunto fornito da questi lavoratori, specialmente considerando le difficoltà operative come la copertura parziale delle zone di recapito e l’impiego di personale a tempo determinato senza adeguata formazione. Questa pratica non solo è inefficace ma mina anche la continuità e la qualità del servizio offerto, considerando che il personale temporaneo, una volta formatosi, è costretto a lasciare l’incarico a causa delle restrizioni legate al lavoro temporaneo.

Pertanto, le parole di Del Fante non dovrebbero essere interpretate come un indicatore di spreco o la necessità di una radicale “sterzata” nell’offerta di servizi. Piuttosto, dovrebbero essere viste come un’occasione per riflettere su come Poste Italiane possa ottimizzare i propri servizi e risorse per adattarsi meglio alle esigenze della cittadinanza, valutando il “prezzo” di tali cambiamenti non solo in termini economici ma anche in termini di impatto sul servizio e sul benessere dei dipendenti.

Poste Italiane, Riorganizzazione nel settore PCL presenta criticità: parla L’Abbate

Ultimenews.info: In poste italiane in realtà è già in atto una riorganizzazione che mette al centro proprio ed anche il settore recapito, come sta procedendo tale riorganizzazione, porterà maggiori benefici ai dipendenti stessi ed ai cittadini?

Giuseppe Silvio L’Abbate: La riorganizzazione in atto presso Poste Italiane, in particolare nel settore della Posta, Comunicazione e Logistica (PCL), risulta procedere con difficoltà significative. Nonostante le intenzioni iniziali di migliorare efficienza ed efficacia, la realtà del progetto di riorganizzazione presenta diversi aspetti critici che meritano un’analisi approfondita.

Innanzitutto, il ritmo di attuazione del piano di riorganizzazione è notevolmente lento, con una progressione che sembra troppo cauta rispetto alle necessità e alle aspettative. Dopo due anni di sperimentazione, l’assenza di dati concreti relativi ai risultati ottenuti, ai punti di forza e alle criticità del progetto solleva preoccupazioni sulla sua validità e sull’efficacia delle strategie adottate. Questa mancanza di trasparenza e di condivisione delle informazioni impedisce un’efficace valutazione e un eventuale aggiustamento del percorso intrapreso.

Inoltre, risulta problematico procedere a un monitoraggio efficace dell’implementazione del progetto sui vari territori. L’impossibilità di documentare adeguatamente le obiezioni sollevate dalle parti sociali e le relative risposte da parte dell’azienda ostacola una comprensione chiara del contesto e delle dinamiche in gioco, limitando la possibilità di intervento e di ottimizzazione delle scelte strategiche.

Tra le sfide maggiori, emergono problemi cronici e strutturali non adeguatamente affrontati nella fase iniziale del progetto. Queste difficoltà preesistenti, se non risolte, possono compromettere seriamente la riuscita della riorganizzazione, minando la base su cui essa dovrebbe costruirsi.

Anche la formazione rappresenta un punto debole significativo del piano di riorganizzazione. L’assenza di un programma di formazione adeguato sia per il personale impegnato nei nodi di rete sia per chi è destinato a svolgere le funzioni “residuali” nei centri di distribuzione rischia di pregiudicare l’efficienza e la qualità del servizio offerto, limitando le potenzialità di crescita e di sviluppo professionale dei dipendenti.

Al momento, l’attuazione della riorganizzazione procede in maniera disomogenea, con impatti negativi sulla fluidità delle operazioni e sulla capacità di rispondere in modo efficace e tempestivo alle esigenze dei cittadini. Questa situazione, unita alla mancanza di informazioni dettagliate e alla difficoltà nel gestire le problematiche strutturali, solleva dubbi sulla capacità del progetto di riorganizzazione di portare i benefici sperati sia ai dipendenti sia ai cittadini.

In conclusione, affinché la riorganizzazione nel settore PCL di Poste Italiane possa tradursi in miglioramenti tangibili, sarà essenziale adottare un approccio più trasparente e partecipativo, risolvere le criticità strutturali e investire in maniera significativa nella formazione e nel supporto ai dipendenti, garantendo così un percorso di cambiamento veramente efficace e inclusivo.

Poste al via ‘The Connecting Platform’: cos’é? quali i benefici?

Ultimenews.info: È stato appena presentato il nuovo piano strategico “The connecting platform” con un orizzonte temporale di 5 anni che investe su un modello di servizio commerciale per massimizzare il valore delle relazioni con il cliente. Leggiamo che tra i punti strategici della piano vi sono la trasformazione logistica e una super App personalizzata. La nuova SuperApp, sottolinea l’a.d. “è la punta dell’iceberg di questa evoluzione tecnologica, che consente l’integrazione del business e conferma il ruolo di Poste Italiane come platform company”. Può spiegarci meglio, dal suo punto di vista, di cosa si tratta e quali vantaggi porterà al cittadino?

Giuseppe Silvio L’Abbate: Il piano strategico “The Connecting Platform” annunciato da Poste Italiane segna un punto di svolta significativo nella sua storia aziendale, puntando a riconfigurare il modello di business verso un approccio più digitale e interconnesso. Vediamo di analizzare gli spunti forniti, cercando di contestualizzarli e comprendere meglio le implicazioni per l’azienda e per i cittadini:

Il primo punto riguarda la gestione del personale, con Poste Italiane che prevede 19.000 nuove assunzioni a fronte di 25.000 esodi, risultando in un saldo negativo di 6.000 lavoratori. Questa mossa, descritta in modo diretto dall’amministratore delegato, potrebbe sembrare a prima vista un semplice taglio di personale. Tuttavia, rappresenta anche un tentativo di riqualificazione della forza lavoro in chiave più tecnologica e digitale, un passaggio fondamentale per accompagnare la trasformazione dell’azienda in una “platform company”. Il rischio di un impatto sociale legato alla riduzione di personale esiste, ma va bilanciato con le opportunità create dall’ampliamento in nuovi settori di business e competenze digitali.

La questione della trasformazione logistica tocca un nervo scoperto dell’economia digitale contemporanea: la competizione con giganti come Amazon. Poste Italiane si trova di fronte alla sfida di potenziare la propria capacità logistica, sfruttando il suo punto di forza sull’ultimo miglio. La questione sollevata riguarda se l’azienda intenda farlo a scapito degli assetti occupazionali esistenti o se preveda di integrare le nuove tecnologie per supportare un’infrastruttura già sotto pressione. La sostenibilità di tale modello dipenderà molto da come verrà gestita questa transizione, inclusa la necessità di un quadro normativo aggiornato che regolamenti le nuove forme di lavoro digitale.

Infine, la Super App rappresenta la punta dell’iceberg di questa evoluzione. L’intenzione di Poste Italiane di diventare una piattaforma digitale a tutto tondo è chiara, e la Super App è il mezzo attraverso il quale l’azienda spera di catalizzare una maggiore interazione digitale con i clienti. Questo passo avanti nella digitalizzazione dovrebbe portare a un’accelerazione e a un’efficienza maggiore nelle interazioni cliente-azienda, ma solleva anche questioni sulla capacità dell’attuale sistema logistico di supportare un aumento del volume di operazioni gestite digitalmente, specialmente se le infrastrutture gestionali attuali presentano già delle difficoltà. In sintesi, il nuovo piano strategico di Poste Italiane presenta sia sfide che opportunità.

Da un lato, c’è la possibilità di modernizzare e digitalizzare l’azienda, rendendola più competitiva su scala globale. Dall’altro, la transizione solleva interrogativi legati alla gestione del personale, alla sostenibilità logistica e all’adeguatezza delle infrastrutture esistenti. La chiave del successo risiederà nella capacità dell’azienda di navigare queste complessità, bilanciando innovazione e responsabilità sociale, per trasformarsi in una piattaforma che realmente massimizza il valore delle relazioni con i clienti in un’era sempre più digitale.

Ringraziamo moltissimo il segretario regionale della Failp-Cisal Puglia e ricordiamo che trattandosi di esclusiva chiunque volesse riprendere parte dell’intervista é tenuto a citare la fonte.

Di Erica Venditti

Erica Venditti, Classe 1981, giornalista pubblicista dal 2015. Ho conseguito in aprile 2012 il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.