A volte le persone deludono. La parola delusione ha una stretta correlazione con la disillusione ed è la conseguenza di una illusione che vaporizza, scompare, sparisce. A volte si creano delle illusioni come immagini delle persone che si hanno davanti, perché si ha necessità di soddisfare il bisogno che queste persone rispondano esattamente alle necessità affettive o all’esigenze, all’ideale di donna o uomo, amico o amica.
Quella maledetta sveglia. Puntata alle 4.15 per poterla insultare e posticipare di altri 5′ per illudersi di rubare tempo al tempo stesso. Chiuse la porta di casa con una mano alla maniglia ed una sulla bocca a coprire l’ennesimo sbadiglio sguaiato nonostante sul quel pianerottolo ci fossero soltanto lui e la sua voglia indescrivibile di tornare nel letto.
Lo scooter si accese e con lui il faro che si aprì come un occhio. Era forte il desiderio che gli occhi si aprissero come quel faro. Il rumore gorgogliante del motore era forte quanto il silenzio della città. Sfrecciava veloce sull’asfalto tiepido dribblando con difficoltà buche e dossi che ogni volta gli facevano salire i polmoni in gola, via dopo via, incrocio dopo incrocio i cui semafori lampeggiavano al loro ritmo costante e monotono.
Il buio favoriva la visione dello spettacolo astrale. Lì sullo sfondo la Basilica di Superga e la Luna che la proteggeva alle sue spalle. Scorreva veloce l’asfalto sotto lo scooter così come i pensieri nella testa sotto il casco e quelle parole, che sembravano un ritornello apparentemente stonato, rimbalzavano nella mente: “impara a non idealizzare nessuna persona, né tanto meno un rapporto, per evitare che quell’illusione possa essere l’anticamera di una delusione” lette su chissà quale libro o sentite in qualche video di youtube durante le noiose serate di inizio estate.
Si può vivere immersi nella felicità, tutti i giorni, ogni ora e momento della vita. Ma ci sono attimi che segnano come dei picchi: come dei lampi nel cervello che illuminano a giorno quei pensieri oscuri di cui si intuisce l’esistenza e che lui sentiva lì, nascosti nella penombra delle paure e dietro gli angoli bui dell’inconsapevolezza. E quando la tempesta perfetta fa incontrare il vento della verità con la pioggia dei ricordi sfocati, ecco che le nubi dense e scure generano il miracolo della luce in un fulmine. Le gocce lavano, l’aria spazza e il lampo illumina. Ed è tutto più chiaro, semplice, evidente.
La felicità dove si annida? Là, dove si decide di vederla. Anche nelle rivelazioni più dolorose ed anche lui poteva godere del senso di leggerezza che la consapevolezza dona.
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