La luce elettronica del telefono rischiarò la stanza buia, una leggera vibrazione, ma tutto si perse nel vuoto e quel whatsapp arrivato nel cuore della notte non riuscì a turbare i suoi sogni più di quanto già non lo fossero.
Aprì gli occhi al suono stridente ed incessante della sveglia e si chiese, come ogni mattina, perché mai avesse scelto quella suoneria per darsi il buongiorno. Certo avrebbe potuto scegliere una melodia più dolce, ma il dubbio era se avrebbe avuto lo stesso effetto oppure non sarebbe stato un invito a farsi cullare e a rimanere a dormire quei cinque minuti in più che rischiavano di diventare trenta, quaranta o chissà quanti.
Si tirò su controvoglia, diversamente dalla sua solita sveglia sorridente e piena di energia. Si fermò per qualche secondo a fissare il vuoto seduta sul bordo del letto finché la vescica non pulsò così forte da costringerla ad alzarsi e a correre in bagno.
Doccia, velo di trucco, vestiti leggeri. Staccò il cavetto di ricarica dal cellulare e lo attivò.
Quella notifica whatsapp le illuminò il volto e il cuore accelerò lievemente. Il pollice velocemente aprì l’applicazione.
“Ciao! Spero di non disturbare..” seguito da un piccolo smile. “Sono in città per qualche giorno.. mi chiedevo se avessi voglia di salutarci, non so, fare due passi, un caffè.. fammi sapere!” Altro smile. Il mezzo sorriso si spense velocemente, ma il cuore continuò nel suo ritmo così intenso da pulsare nella gola.
Galeotto fu quel post su instagram di 3 anni prima. L’estate del 2019, l’ultima prima dei lunghi giorni di città deserte, strade vuote, musei chiusi e cieli privi di aerei, visioni surreali di un mondo che non nessuno era abituato a vedere così, quasi privo di vita in conseguenza ad una pandemia da pellicola hollywoodiana che si era trasformata in un incubo più che reale.
Era la metà di un giugno afoso e la locandina dell’evento che si sarebbe svolto nel week end, su, al Castello di Moncalieri, era troppo bella per non essere condivisa: un intero week end con grandi esperti di astronomia e gastronomia. Un binomio bislacco, ma che la incuriosì tantissimo.
“Ci andiamo?” Roberto non era uno di tante parole, anzi, era in verità molto diretto. Amava dire a sè stesso “o la va o.. amen!”
Era un tipo che i più avrebbero considerato un belloccio, forse perché lo sport aveva forgiato un fisico armonico e proporzionato e la natura aveva fatto il resto donando al viso occhi blu come il cielo ed uno sguardo profondo per quanto troppo spesso serio e poco sorridente.
“Ma se nemmeno ci conosciamo!” “Piacere, Roberto. Ecco, ora mi conosci.”
Quel week end a Moncalieri si trasformò presto in un fiume di parole, tanti sorrisi per lei e, cosa alquanto strana, anche per lui che era meno abituato a lasciarsi andare. Si raccontarono le storie più buffe, ma in breve tempo anche le cose più personali, dai sentimenti alle preoccupazioni, i progetti per il futuro, piccoli pettegolezzi e.. tutto fu così bello! Non sorrideva solo la bocca. Erano gli occhi di entrambi a sorridere.
La sera della domenica il tempo era volato. Prima di scendere dalla sua auto, lo salutò con 2 baci sulle guance, ma uno dei due baci sfiorò l’angolo della bocca scaricando un brivido lungo la schiena di entrambi che scese fino al basso ventre e provocò un sensazione simile ad una sbronza nel cervello. Quella sera fece molta fatica a prendere sonno ed il nome di Roberto era musica che risuonava negli occhi, nelle orecchie e nel petto. Due giorni dopo lui partì per San Francisco, la Silicon Valley lo attendeva.
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