Dopo gli ultimi gravi casi accaduti a Torino ove tre operai sono stati schiacciati da una Gru e l’incidente nelle campagne di Nova Siri ove un agricoltore è rimasto schiacciato dal mezzo che stava guidando, si é tornato a discutere ancor con più insistenza sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di ospitare Ivana Veronese, segretaria confederale Uil con delega alla sicurezza sul lavoro, che ci ha parlato dell’importanza della formazione dei lavoratori: “Dobbiamo rafforzare il sistema di informazione, formazione e addestramento che devono essere forniti ai lavoratori e alle lavoratrici prima di essere adibiti ad ogni specifica mansione e devono essere erogati da Enti di formazione accreditati e certificati’, Oggi abbiamo, invece, il piacere di ospitare l’esperto previdenziale ed economista il Dott. Claudio Maria Perfetto, che ha redatto per noi un interessante editoriale sulla spinosa tematica.
Sul caso avvenuto in Basilicata si é esposto anche il Dott. Domenico Cosentino, Presidente dell’Associazione Fare di Più, che pubblicando la notizia sui social ha scritto: “La lunga lista dei morti sul lavoro non si ferma. E’ necessario un intervento forte da parte del governo non solo “sanzionatorio” ma principalmente Informativo/preventivo con un ruolo protagonista dell’INAIL“. Spesso quando avvengono queste tragedie sui luoghi di lavoro, dice il Dott. Perfetto, ci si pone le stesse domande: ‘Di chi è la responsabilità? come è potuto accadere? si poteva evitare? ‘, da qui parte la sua riflessione, lasciamo a lui la parola.
Morti sul lavoro e sicurezza: il rischio di incidente si può davvero escludere o sarebbe utopia pensarlo?
Così il Dott. Perfetto: ‘Ogni tanto torna alla ribalta il tema della sicurezza sul posto di lavoro. E ogni volta sorgono le stesse domande: di chi è la responsabilità? come è potuto accadere? si poteva evitare?
Il rituale che viene seguito è anch’esso ormai noto da tempo: la magistratura che indaga, i funerali che vengono presieduti da un alto prelato, le bandiere che vengono issate a mezz’asta in segno di lutto cittadino, i sindacati che protestano.
I familiari delle persone che hanno perso la vita chiedono “giustizia”; gli avvocati si dichiarano pronti a supportarli nell’iter giudiziario; i lavoratori ricordano le qualità umane dei colleghi perduti. Tutto questo ci è noto da tempo.
Insomma, se domani dovesse accadere un nuovo fatto di cronaca, un grave incidente sul lavoro tale da meritare rilevanza nazionale, le domande e le azioni, che sentiremo e vedremo, ci sono note sin d’ora.
Le misure preventive per mettere in sicurezza il lavoro ci sono, sono state elaborate proprio a seguito dei gravi incidenti occorsi, e vengono migliorate ad ogni nuovo grave incidente che si verifica nel tempo.
Sulle misure preventive, riguardo all’utilizzo di macchinari, di prodotti, di servizi (quelli informatici per esempio) nonché di personale c’è di tutto e di più. Ci sono regole da rispettare ben definite, protocolli da seguire ben descritti, formazione del personale adeguata, collaudo di macchinari e processi scrupolosi, controlli di macchinari, del personale, degli ambienti effettuati con una determinata periodicità (basti pensare, per esempio, al check-up periodico dei piloti di aerei, o alla simulazione periodica dell’evacuazione di un edificio in caso di incendio).
Ma, allora, se sulle misure preventive c’è di tutto e di più, perché continuano ad accadere gravi infortuni e incidenti sul posto di lavoro? Una risposta, per così dire, “banale” la conoscono tutti: gli incidenti accadono perché le norme non vengono rispettate.
Il sistema di sicurezza di un macchinario, per esempio, potrebbe venire deliberatamente disabilitato perché procura il continuo arresto del macchinario stesso (cosa che rientra proprio nella funzione del sistema di sicurezza se il macchinario funziona male), e allora anziché perdere tempo per aggiustare il macchinario si preferisce disabilitare il sistema di sicurezza (in modo che il macchinario possa continuare a mal-funzionare). Oppure, il personale impiegato in talune operazioni non viene adeguatamente equipaggiato (con bretelle di protezione, per esempio): questo capita quando si attribuisce al personale un valore pressoché nullo (occorre infatti ricordare che il rischio di accadimento di un incidente è direttamente proporzionale alla probabilità che l’evento accada moltiplicato il valore delle risorse coinvolte. Se, quindi, il valore della persona è nullo, il rischio è nullo).
Per sintetizzare: gli incidenti sul luogo di lavoro accadono perché le norme non vengono rispettate. Le norme non vengono rispettate perchè si ha necessità di ridurre i costi“
Sicurezza sui luoghi di lavoro: troppo cara e si taglia?
“La sicurezza costa. Poiché le aziende sono alla continua ricerca di mezzi per ridurre i costi (primo tra tutti quelli del personale attraverso l’outsourcing e la delocalizzazione), ecco che una delle aree su cui le aziende si orientano per ridurre i costi è proprio la sicurezza. Questo vale sia per la sicurezza fisica che per quella logica, ovvero informatica, come i recenti attacchi hacker ci hanno dimostrato e che continueranno a dimostrarci con l’avanzare del processo di digitalizzazione della nazione.
Il Governo potrà certamente elaborare politiche mirate per ridurre ulteriormente il rischio di incidenti sul luogo di lavoro, ovvero per ridurre la probabilità che un determinato evento accada. Ma il Governo non potrà mai elaborare politiche mirate per ridurre a zero il rischio di incidenti sul luogo di lavoro, ovvero per ridurre a zero la probabilità che un evento accada. Ottenere la probabilità di accadimento di un incidente uguale a zero significherebbe sostenere costi della sicurezza infinitamente elevati“.
Ringraziamo il Dott. Perfetto per questa interessante riflessione che apre però ad ulteriori amari interrogativi, chi può monitorare affinché non si tagli proprio sulla sicurezza che invece dovrebbe prevedere investimenti maggiori? Chi volesse riprendere parte dell’elaborato é tenuto a citare la fonte.